La Confraternita

Nel 1868, a seguito dell'apertura  della nuova strada che da Piazza Tasso porta a Massa Lubrense (attuale Corso Italia), venne demolita la vetusta Chiesa di San Catello sede della  Confraternita anch'essa dedicata al Santo Vescovo di Stabia. I nobili di San Catello chiesero ai Servi di Maria di essere accolti presso la loro sede; tale richiesta fu prontamente accolta da questi, memori dell'ospitalità ricevuta nel 1717 da quella nobile Arciconfraternita che, per fatale destino, dopo 150 anni, era anch'essa a chiedere ospitalità.

Quella di San Catello è la più antica Confraternita sorta a Sorrento ed ancora in vita; essa fu fondata nel 1380, dopo quella dei "Battenti di S. Antonino". Infatti da una relazione del 1650 si legge: "questa Compagnia di San Catello nelle Processioni cede il luogo alla sola Congrega di Sant'Antonino e all'esequie non cede il luogo che al solo Capitolo".

Questo pio Sodalizio, a cui potevano far parte solo gli ecclesiastici ed i nobili, nel 1586 chiese l'aggregazione all'Arciconfraternita romana di Morte ed Orazione e sull'esempio di questa, iniziò a dedicarsi al pietoso ufficio di accompagnare e dare cristiana sepoltura ai naufraghi portati dal mare, ai poveri e a quanti venivano trovati uccisi fuori dalle mura cittadine; per tale ufficio essi lasciarono il bianco sacco per vestire quello nero.

Le fonti storiche riportano che la Confraternita di San Catello era solita,  la sera del Giovedì Santo, "assaccati e coi lumi accessi" si recarsi  per la visita dei "Sepolcri" allestiti nelle diverse chiese ove, dopo l'adorazione, venivano tenuti sermoni di circostanza al popolo. Al termine di questa processione, ritornati nella propria Chiesa, i Confrati si disponevano seduti intorno all'altare dove il Priore esercitava il "Mandato", lavando loro i piedi, come aveva fatto Cristo nell'Ultima Cena. Al termine di tale suggestiva cerimonia, veniva distribuito ad ogni confratello, un pane benedetto che veniva consumato poi da tutta la famiglia durante il pranzo di Pasqua. In seguito all’ aggregazione all' Arciconfraternita Madre di Roma, i nobili di San Catello,  sull'esempio di questa, "assaccati di nero coi lumi in mano sul far della sera" uscivano in processione il Venerdì Santo, recando una spoglia Croce tra la lancia e la spugna,  visitando al canto del "Miserere" i vari monasteri della città, ove un sacerdote teneva i discorsi sulla Passione. In tal modo decadde l'usanza di uscire processionalmente la sera del Giovedì Santo.

In seguito, ma non sappiamo con certezza quando, comparve anche il simulacro del Cristo Morto ed i simboli della Passione come il sudario, la colonna, la corona di spine e gli altri martiri, con lo scopo di far meditare sia i partecipanti incappucciati che il popolo sulle sofferenze patite da Cristo.

Questo genere di processione, importato dalla Spagna nel secolo XVI, venne molto propagandato nel regno di Napoli dai Padri Gesuiti.

Successivamente, verso il 1700,  alla processione si aggiunse anche il simulacro della Madonna Addolorata.

Con la venuta nella Chiesa dei Servi di Maria i Confrati di San Catello  cercarono di salvare tutto ciò che restava delle preziose ed antiche suppellettili, dei quadri ed arredi, nonché le statue lignee del Cristo Morto,  della Madonna Addolorata e di San Catello, mentre andarono completamente distrutte tutte le statue dei santi, lavori di finissimo stucco opera dei celebri artisti Vaccaro di cui la chiesa era adorna. Per l'armonia tra i due Sodalizi, nel 1869,  si decise che tutti coloro che entravano a far parte dei Servi di Maria fossero automaticamente iscritti anche all'Arciconfraternita di San Catello e della Morte.

Un breve cenno è doveroso fare sulla statua del Cristo Morto che raccoglie l'immensa venerazione di tutti i sorrentini.

Di questa statua lignea del Cristo, giacente su un sudario in espressione di doloroso abbandono, vera opera d'arte, s'ignora sia l'autore che la data di acquisto (secolo XVI).

Una pia tradizione vuole che un nobile cavaliere, ingiustamente accusato di lesa maestà, si sia rifugiato nella Chiesa di S.Catello chiedendo a quei nobili confrati  diritto d'asilo.  Accolto da questi,  per implorare il perdono divino e la grazia che fosse riconosciuta la sua innocenza e in ringraziamento dell'ospitalità e del vitto ricevuto, scolpì tale opera. Al termine del lavoro, miracolosamente gli venne riconosciuta la propria innocenza. 

“Certamente l'autore della  statua non era uno sprovveduto ma un'artista che si ispirò al Cristo della Pietà di Michelangelo" (Reddig De Campus).

Un'altra importante processione organizzata dall’'Arciconfraternita  era quella del SS. Sacramento che si teneva all’ottava del Corpus Domini,  che il popolo chiamava "festa degli Altari". In tale occasione venivano allestiti,  dagli abitanti dei tre rioni (borgo, marcato e sedil Dominova), tre grandi altari con tappeti di fiori e segatura colorata. In seguito alla demolizione della chiesa di San Catello, tale manifestazione venne curata ed organizzata dalla parrocchia della Cattedrale. 

Da un registro risalente al periodo  che va dal 1604 al 1612 è riportato che  l'elezione degli amministratori avveniva ogni anno il martedì dopo Pasqua, che il Priore doveva essere sempre un ecclesiastico mentre i tre assistenti due dovevano essere nobili in rappresentanza dei rispettivi "sedili" mentre il terzo doveva essere un rappresentante "della piazza del popolo".

In quel tempo era consuetudine che, durante i venerdì di Quaresima, i Confratelli di S. Catello si riunivano in chiesa  al Vespro, cantando salmi  penitenziali e, al termine, il Priore ordinava lo spegnimento delle candele ed ognuno  si flagellava tra il pianto del popolo che  accorreva numeroso.

Oltre alla festa di San Catello la Confraternita organizzava  le annuali Sante Quarant'ore, come prescrivevano le regole della Confraternita madre di Roma.   

Anche in occasione del Natale veniva allestito il  Mistero della Natività. Infatti, miracolosamente,  ci sono  pervenute due rarissime statuette presepiali  lignee del 1400 dei fratelli Alemanno,  unici esempi oggi esistenti nel napoletano.

Altra attività che venivano svolte dai  nobili Confratelli erano il gratuito accompagnamento funebre dei poveri, l'assistenza ai condannati a morte e, tra le tante opere benefiche,  vi era anche l'annuale assegnazione di maritaggi alle giovani povere, prossime al matrimonio.

Con la venuta nella chiesa dei Servi di Maria la vita della Confraternita di S. Catello, anche se in tono minore,  riprese con regolarità e,  tra le sue molteplici manifestazioni è giunta integra fino a noi,  la processione del Cristo morto del Venerdì Santo.

"Questa partecipazione corale che è poi la coscienza di sentimenti comuni e di esperienze sofferte, evoca accenti diversi sui frammenti di una tradizione raccontata a più voci, da cui traspare anzitutto il temperamento e non soltanto le emozioni popolare."

 

A cura di Pasquale Ferraiuolo